Campax

Cerca
Close this search box.

La stampa svizzera, non così libera

Ne sei al corrente? In Svizzera, i/le giornalisti/e non sono autorizzati/e a partecipare a indagini o a scrivere di fatti illegali – cosa che Campax denuncia sorprendentemente – se le informazioni su questi fatti sono state ottenute in un certo modo, in particolare attraverso furti e/o fughe di dati. Ciò significa che in caso di scandalo dovuto a fuga di dati, come ad esempio nel caso dei cosiddetti “Suisse Secrets”, i/le giornalisti/e svizzeri/e devono rimanere in silenzio e non partecipare alle indagini di altri/e giornalisti/e di tutto il mondo, altrimenti possono essere condannati/e fino a tre anni di carcere. Una situazione assolutamente incredibile e assurda, che si deve a un articolo della legge sulle banche, sul quale vorremmo tornare.

 

Alla fine di febbraio, il Consiglio Nazionale ha adottato una mozione che garantisce chiaramente la libertà di stampa. Gli organi di stampa devono essere esentati da qualsiasi procedimento giudiziario basato sull’articolo controverso della legge sulle banche. Anche il Consiglio federale ha raccomandato l’adozione della mozione. Campax è lieta che la situazione stia per cambiare, anche se siamo ancora all’inizio; per sottolineare l’importanza di questa mozione e in particolare la necessità di non imporre il divieto di silenzio alla stampa, vorremmo entrare nel dettaglio dello stato attuale delle cose.

Il diritto alla libertà di espressione come inteso dalla Corte europea dei diritti dell'uomo

Quando si parla di diritti fondamentali, la maggior parte delle persone probabilmente conosce il diritto alla libertà di espressione, che secondo la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) è la base e il fondamento di una società democratica. La libertà di stampa, che ci interesserà particolarmente in questa sede, è una componente della libertà di espressione. Tuttavia, prima di occuparci della libertà di stampa, una libertà che oggi è minacciata in Svizzera, dovremmo definire la libertà di espressione e cosa comprende esattamente, perché è più ampia di quanto si possa pensare e include anche il whistleblowing.

 

 

Il diritto alla libertà di espressione è garantito dall’articolo 10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) al paragrafo 1 con la seguente formulazione: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. Il presente articolo non impedisce agli Stati di sottoporre a un regime di autorizzazione le imprese di radiodiffusione, cinematografiche o televisive.”

 

Il diritto alla libertà di espressione ha quindi due componenti: la libertà di pensiero (A) da un lato e la libertà di ricevere o diffondere informazioni o idee (B) dall’altro.

  • Anche la libertà di pensiero è una libertà garantita dall’articolo 9 della CEDU; essa comprende la libertà di pensiero e, salvo abusi, qualsiasi opinione è considerata ammissibile e può essere espressa.
  • La libertà di ricevere o impartire informazioni (oggi meglio conosciuta come libertà di comunicazione) comprende tre cose, ovvero la libertà di inviare idee (i), di ricevere (ii) e infine di comunicare informazioni o idee (iii).

 

Pressfreiheit_Zeitung_computer_jpg

La libertà di stampa si nasconde principalmente nella componente b di cui sopra, più precisamente nella libertà di trasmettere idee (i), poiché la stampa utilizza i media per informare/comunicare idee.

 

La Corte europea dei diritti dell’uomo, di fronte a numerosi casi di contestazione del diritto alla libertà di espressione, è stata in grado di chiarire e spiegare ulteriormente non solo il significato, ma anche la portata e l’interpretazione dell’articolo 10 della CEDU. In questi casi, ha affermato che il diritto alla libertà di espressione è uno dei “fondamenti essenziali di una società democratica e una delle condizioni più importanti per il suo progresso e per lo sviluppo di ogni individuo”. Questa libertà si applica non solo alle “informazioni” o alle “idee” che sono accolte favorevolmente o considerate innocue o indifferenti, ma anche a quelle che sono discutibili, scioccanti o disturbanti”.[1].

 

La libertà di espressione è strettamente legata al mantenimento della democrazia, poiché senza libertà di espressione non si può parlare di società democratica. L’ambito di protezione di questo articolo è molto ampio, sia per quanto riguarda il contenuto delle idee o delle informazioni, sia per quanto riguarda i mezzi di comunicazione utilizzati per trasmetterle.

 

Va sottolineato, tuttavia, che questa libertà non deve essere utilizzata per minare la democrazia che intende proteggere, perché “una delle caratteristiche principali della democrazia è la possibilità che essa offre di risolvere i problemi di un paese attraverso il dialogo e senza l’uso della forza (…)”.[2]

 

La Svizzera è tenuta a rispettare e far rispettare la libertà di espressione

L’articolo 10, come tutti gli altri articoli della CEDU, si rivolge in primo luogo agli Stati, cioè agli Stati firmatari della Convenzione; essi non sono solo responsabili del rispetto della Convenzione, ma anche di assicurarne l’osservanza. Per ricordare che la CEDU è il primo strumento a rendere effettivi alcuni dei diritti menzionati nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e a renderli vincolanti per gli Stati firmatari.

 

La Svizzera ha ratificato la CEDU, pertanto la Convenzione è in vigore in Svizzera dal 28 novembre 1974. Dunque, la Svizzera ha obblighi positivi e negativi derivanti dalla CEDU. L’obbligo positivo riguarda la protezione dell’esercizio di un diritto garantito dalla CEDU. In altre parole, per il presente articolo, ciò significa che la Svizzera, in quanto Stato firmatario della CEDU, è obbligata a garantire e proteggere la libertà di espressione dell’individuo.

 

La Corte europea dei diritti dell’uomo afferma, nel contesto della libertà di espressione e in particolare della libertà di stampa da essa contemplata, che gli “obblighi positivi implicano, tra l’altro, che gli Stati sono obbligati, pur istituendo un sistema efficace di protezione per gli autori o i giornalisti, a creare un ambiente favorevole alla partecipazione di tutte le persone interessate ai dibattiti pubblici e a consentire loro di esprimere le proprie opinioni e idee senza timore, anche se queste sono contrarie, o addirittura irritanti o scioccanti per le opinioni e le idee detenute dagli organi ufficiali o da una parte sostanziale del pubblico”[3]

 

Pertanto, se un diritto o una libertà garantita dalla CEDU viene violata, lo Stato firmatario può essere ritenuto responsabile per non aver adottato le misure necessarie a prevenire la violazione di tale diritto.

Il diritto alla libertà di espressione non è un diritto assoluto.

Pressfreiheit_freedom-of-speech-jpg

La lettura del primo paragrafo del suddetto articolo 10 chiarisce che il diritto alla libertà di espressione non è assoluto e può essere limitato. Tuttavia, la sua limitazione è soggetta a condizioni rigorose, che sono indicate nello stesso articolo al paragrafo 2, vale a dire:

“L’esercizio di queste libertà, poiché comporta doveri e responsabilità, può essere sottoposto alle formalità, condizioni, restrizioni o sanzioni che sono previste dalla legge e che costituiscono misure necessarie, in una società democratica, alla sicurezza nazionale, all’integrità territoriale o alla pubblica sicurezza, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale, alla protezione della reputazione o dei diritti altrui, per impedire la divulgazione di informazioni riservate o per garantire l’autorità e l’imparzialità del potere giudiziario.”.

Solo se tutte le condizioni elencate nel paragrafo precedente sono soddisfatte, la Corte europea dei diritti dell’uomo può autorizzare una restrizione alla libertà di espressione dopo aver esaminato il singolo caso. Va sottolineato che una restrizione all’esercizio della libertà di espressione è ammissibile solo in rari casi.

 

Può accadere che l’esercizio di una libertà sia in conflitto con un’altra libertà o diritto anch’esso protetto, motivo per cui possono essere imposte delle restrizioni. Nel contesto della libertà di espressione, ad esempio, essa deve essere conciliata con la tutela della vita privata (il diritto al rispetto della vita privata e familiare) o con la libertà di pensiero, coscienza e religione, anch’essi diritti garantiti dalla CEDU.

 

In sintesi, si può affermare quanto segue: Tutti i diritti garantiti dalla CEDU sono limiti alla libertà di espressione e nessuno può usare la propria libertà di espressione per violare un’altra libertà o diritto garantito dalla CEDU.

E la libertà di stampa?

Come già accennato, la libertà di stampa è inclusa nella libertà di espressione ai sensi dell’articolo 10 della CEDU e occorre fare alcune precisazioni. La libertà concessa agli organi di stampa è in linea con i veri interessi della democrazia, che comprende la tutela del diritto alla libertà di espressione e, per estensione, alla libertà di stampa. La libertà di stampa è fondamentale anche per il dibattito politico e la democrazia, motivo per cui la stampa gode di una libertà molto ampia, anche se non assoluta.

 

Secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo, la stampa ha il ruolo di “cane da guardia”. Nella sua giurisprudenza, la Corte europea dei diritti dell’uomo sottolinea ripetutamente questo ruolo essenziale della stampa in una società democratica, arrivando persino a collegare il compito dei giornalisti di diffondere informazioni e idee su tutte le questioni di interesse generale con il diritto del pubblico di ricevere tali informazioni[4]. Questo ruolo di “cane da guardia” o “cane da guardia pubblico” è stato riconosciuto dalla Corte europea dei diritti dell’uomo anche alle organizzazioni non governative (ONG)[5], ritenendo in particolare che il ruolo delle ONG come “cane da guardia pubblico” sia “simile per importanza a quello della stampa”.

.

Nello specifico, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che la condanna di un/a giornalista per aver diffuso informazioni considerate riservate o segrete può impedire ai professionisti e alle professioniste dei media di informare il pubblico su questioni di interesse generale. In tal caso, la stampa potrebbe non essere più in grado di svolgere il suo indispensabile ruolo di “cane da guardia” e la sua capacità di fornire informazioni accurate e affidabili potrebbe essere compromessa.[6]

Allo stesso modo, l’imposizione di una pena detentiva per un reato a mezzo stampa sarebbe compatibile con la libertà di espressione dei giornalisti solo in circostanze eccezionali, come nel caso di discorsi di odio o incitamento alla violenza.

La protezione rafforzata che l’articolo 10 offre ai “guardiani pubblici”, e in particolare alla stampa, dipende dal rispetto dei doveri e delle responsabilità inerenti alla funzione del giornalista e dall’obbligo di praticare un “giornalismo responsabile”.[7]

 

 

Pressfreiheit_reitzng_jpg

La libertà di stampa può quindi essere limitata se sono soddisfatte le condizioni stabilite dall’articolo 10 (vedi paragrafo sulla restrizione della libertà di espressione) quando un/a giornalista non adempie al dovere di responsabilità che gli/le compete.

 

Innumerevoli casi sulla libertà di stampa sono stati portati davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, in particolare il caso delle fonti dei/delle giornalisti/e, ed è stato dimostrato che, secondo la posizione della Corte europea dei diritti dell’uomo, non offrire protezione alle fonti e impoverisce la democrazia. È qui che entra in gioco una questione che sta particolarmente a cuore a Campax, ovvero la posizione che la Corte europea dei diritti dell’uomo attribuisce ai/alle whistleblower. Si tratta di fonti che possono rivendicare il diritto alla libertà di espressione garantito dall’articolo 10. Questo sarà l’argomento di un altro articolo che tratterà specificamente questo tema.

Perché la libertà di stampa è minacciata in Svizzera?

Sebbene in Svizzera la libertà di espressione, la libertà di informazione e la libertà dei media (compresa la libertà di stampa) siano garantite dalla Costituzione [8], la libertà di stampa viene limitata se le informazioni diffuse non sono di origine lecita. Per capirlo, è necessario esaminare l’articolo 47 della legge sulle banche (LBCR)[9]. Secondo questo articolo, chiunque decida deliberatamente di utilizzare informazioni bancarie rubate o divulgate a proprio vantaggio o a vantaggio di terzi può essere condannato per violazione del segreto bancario.

 

In particolare, secondo questo articolo, whistleblower e giornalisti/e rischiano fino a tre anni di carcere se utilizzano documenti trapelati o addirittura dati bancari rubati per attirare attivamente l’attenzione sugli abusi commessi da determinate entità (entità come definite dalla legge sulle banche, ossia banche, compagnie assicurative, ecc.)

 

Il rischio di essere perseguiti è reale e i/le giornalisti/e ne sono consapevoli, per questo motivo sono rimasti/e piuttosto silenziosi/e, soprattutto quando è stato scoperto lo scandalo dei conti “Suisse secrets”. Il 21 febbraio 2022, un’indagine collaborativa basata sulle informazioni trapelate di oltre 18’000 conti bancari gestiti dal Credit Suisse dagli anni ’40 fino alla fine degli anni ’10 è stata pubblicata da numerosi media in tutto il mondo.[10] Poiché la fonte delle informazioni era una fuga di notizie, i/le giornalisti/e svizzeri/e non hanno potuto partecipare all’indagine né riferire liberamente sul caso nell’esercizio della loro libertà di stampa, temendo la sanzione prevista dall’articolo 47 della legge sulle banche.

 

Riteniamo che una situazione del genere sia inaccettabile per un paese con un’importante piazza finanziaria come la Svizzera. Questo non solo interferisce in modo sproporzionato con la libertà di stampa garantita agli organi di stampa, ma impedisce loro di svolgere il ruolo di vigilanza riconosciuto dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Inoltre, nei casi in cui si dimostra che un’istituzione ha violato in modo crudele il dovere di diligenza che le spetta, si dovrebbe considerare innanzitutto l’illegalità degli atti e dei colpevoli, piuttosto che fissarsi sulla fonte o sull’origine delle informazioni. Condannando la fonte e/o l’origine delle informazioni, la Svizzera impedisce alla stampa di tenere informata la società su questioni importanti come i reati fiscali, il riciclaggio di denaro, la corruzione e molti altri crimini economici.

Cosa rappresenta Campax

Campax non sostiene che il modo in cui le informazioni sono state ottenute sia assolutamente irrilevante, ma sostiene piuttosto che non sia la variabile cruciale in queste situazioni. Ci si deve preoccupare del modo in cui le informazioni sono state ottenute, o degli informatori e delle informatrici che le hanno divulgate, o ci si deve piuttosto concentrare sulle informazioni ottenute in sé, sulla loro portata, sul loro significato e sull’interesse generale della società nei loro confronti? Questo dibattito ricorda quello sulla motivazione dei/delle whistleblower, che a volte viene posta al centro della pubblicazione piuttosto che della relazione vera e propria. Può capitare che un/a whistleblower venga citato/a in giudizio per violazione del segreto professionale e un/a giornalista per violazione del segreto bancario. È ora di porre rimedio a questa situazione!

 

Campax si unisce quindi alle richieste della mozione “Garantire la libertà dell’informazione riguardo ai temi concernenti la piazza finanziaria” [11]. del novembre dello scorso anno. Questa mozione incarica il Consiglio Federale di esaminare se la legislazione attuale debba essere modificata al fine di garantire la libertà di stampa in materia di piazza finanziaria e quindi – dopo aver valutato gli interessi – di proporre una modifica alle leggi pertinenti, se necessario. È più che fondamentale chiarire che la stampa è esclusa dal campo di applicazione dell’articolo 47 della legge sulle banche. Anche il Consiglio Federale lo ha capito e ha chiesto che la mozione venga adottata, cosa che il Consiglio Nazionale ha fatto il 27 febbraio; la mozione è ora (marzo 2023) all’esame del Consiglio degli Stati e ci auguriamo davvero che non incontri alcuna reale opposizione.

Pressfreiheit-bild-

Campax ha anche presentato una pétitione[12] in occasione di “Suisse secrets”, chiedendo che venga garantita la libertà di stampa affinché i giornalisti non debbano più temere le conseguenze dell’articolo 47 della legge sulle banche. Inoltre, chiediamo anche che venga rafforzata la protezione dei/delle whistleblower.

 

Non ci stanchiamo mai di sottolineare che chi decide di denunciare le irregolarità in Svizzera purtroppo va incontro a gravi conseguenze legali e sociali, per questo Campax è al loro fianco e chiede che venga riconosciuto l’importante ruolo del whistleblowing nella prevenzione e nella denuncia di frodi e irregolarità economiche e che vengano tutelati coloro che hanno il coraggio di parlare. 

[1] Si vedano in particolare i casi: CEDU, 25 agosto 1998, affaire Hertel c. Suisse, Recueil des arrêts et décisions 1998-VI, § 46;

Corte europea dei diritti dell’uomo, 23 settembre 1998, causa Steel et Morris c. Regno Unito, Recueil des arrêts et décisions 1998-VI, § 46. Royaume-Uni, Recueil des arrêts et décisions 1998-VII, requête n° 68416/01, § 87.

[2] Si vedano in particolare i casi: Corte europea dei diritti dell’uomo, 30 gennaio 1998, Parti communiste unifié de Turquie et autres c. Turquie, (133/1996/752/951) § 57;

ECtHR [GC], 25 novembre 1997, Zana c. Turquie, requête n° 18954/91.

[3] Si vedano in particolare i casi: ECtHR, affaire Dink c. Turquie, 14 settembre 2010, requête n° 2668/07 et 4 autres, § 137;

Corte europea dei diritti dell’uomo, 10 gennaio 2019, affaire Khadija Ismayilova c. Azerbaïdjan, requête n° 65286/13 e 57270/14, § 158.

[4] Si vedano in particolare i casi: ECtHR, [GC], 27 giugno 2017, affaire Satakunnan Markkinapörssi Oy et Satamedia Oy c. Finlande req. n° 931/13, § 126 ; ECtHR [GC], 29 marzo 2016, affaire Bédat c. Suisse, requête n° 56925/08, § 51

[5] ECtHR [GC], 22 aprile 2013, affaire Animal Defenders International c. Royaume-Uni, requête n° 48876/08, § 103

[6] Corte europea dei diritti dell’uomo [GC], 10 dicembre 2007, caso Stoll c. Suisse, requête n° 696. Suisse, requête n° 69698/01, § 110

[7] Guida sull’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo – Libertà d’espressione ; § 305

[8] Costituzione federale della Confederazione Svizzera del 18 aprile 1999, RS 101 (versione del 13 febbraio 2022).

[9] Legge federale sulle banche e le casse di risparmio dell’8 novembre 1934; RS 952.0 (versione del 1° gennaio 2023).

[10] Impressum, SUISSE SECRETS : LA LIBERTÉ DE LA PRESSE EN DANGER FACE AU SECRET BANCAIRE SUISSE ; Stato : 02.03.2023

[11] Mozione n. 22.4272 del 14.11.2022 « Pressefreiheit in Finanzplatzfragen gewährleisten». Stato il 02.03.2023.

[12] Petizione a: Consigliere federale Ueli Maurer, Capo del DFF Abolire l’articolo sulla censura per i professionisti dei media e i whistleblower